sabato 12 maggio 2012


Livorno 1921
La fondazione del PCd'I,
Sezione italiana della Terza Internazionale
di Antonino Marceca

La mattina del 21 gennaio 1921 il 17° Congresso nazionale del PSI, che si svolgeva al Teatro Goldoni di Livorno, è giunto ormai alla fase conclusiva. La collocazione fisica dei delegati nella platea congressuale ben esprime lo stato di tensione e di divisione che aveva attraversato lo scontro congressuale. Dopo sei giorni di aspro confronto le diverse frazioni del PSI si delineano attorno alle tre mozioni messi a votazione: la destra riformista rappresentata da Turati, otteneva 14.695 voti; la sinistra comunista rappresentata da Bordiga otteneva 58.783 voti; il centro rappresentato da Serrati e Lazzari otteneva 98.028 voti. A questo punto Amadeo Bordiga raggiungeva la tribuna congressuale per una breve dichiarazione che si conclude con un invito ai delegati che hanno votato la mozione della frazione comunista ad abbandonare la sala e a convocarsi alle 11 al Teatro San Marco “per deliberare la costituzione del Partito comunista, sezione italiana della Terza Internazionale”. I comunisti quindi escono dal Teatro Goldoni, cantando l'Internazionale.
Il Teatro San Marco durante la guerra era stato utilizzato come deposito militare, mancavano sedie e panche, il tetto presentava ampie fessure e pioveva dentro, le finestre erano prive di vetri. In questa struttura si è svolto il congresso di fondazione del PCd'I.
I lavori congressuali si svolsero in due sedute: nella mattinata i saluti internazionali, gli interventi per i giovani, le donne, gli operai e di dirigenti sindacali; nel pomeriggio si procedette alla votazione dello Statuto, alla designazione di Milano quale sede centrale del partito e di pubblicazione dell'organo centrale, il “Comunista”, bisettimanale, altri organi del PCd'I sono “L'Ordine nuovo” di Torino e “Il Lavoratore” di Trieste. Infine veniva eletto il Comitato centrale, composto da 15 membri (14 più il rappresentante della Federazione giovanile comunista), in cui la componente bordighiana era egemone. Il Comitato esecutivo era composto da cinque membri (Bordiga, Grieco, Repossi, Fortichiari, Terracini). Una settimana dopo, il 27 gennaio 1921 si svolse a Firenze il congresso della Federazione giovanile socialista che passava a larga maggioranza (35.000 voti su 43.000) al PCd'I.
La scissione del PSI e la fondazione del PCd'I si collocano in un contesto che vede sul piano internazionale la vittoria della Rivoluzione Russa e la fondazione della Terza Internazionale e sul piano nazionale il biennio rosso e l'occupazione delle fabbriche.

Il quadro internazionale
La guerra imperialista del 1914-1918 divise profondamente il movimento operaio, la Seconda Internazionale non ha superato quella prova. Nel 1914 i principali partiti socialdemocratici, uno dopo l'altro a partire dal Partito socialdemocratico tedesco, votarono i crediti di guerra ai loro governi. Questo tradimento da un lato indeboliva il movimento operaio di fronte ai governi borghesi e alla guerra imperialista, ma dall'altro accelerava la rottura, nei partiti operai di diversi paesi, di settori militanti con le direzioni patriottarde.
Il Partito socialista italiano -dopo aver espulso la destra riformista colonialista al tempo della guerra di Libia (1912) e poi nel 1914 gli interventisti, tra cui Mussolini- aveva maturato un profondo pacifismo, il motto “né aderire, né sabotare” proposto dal segretario Lazzari appagava la destra riformista di Turati e il centro massimalista.
Queste sinistre, compreso il Partito bolscevico formalmente indipendente dal 1912, si davano appuntamento in Svizzera alle due conferenze internazionali contro la guerra di Zimmerwald (1915) e di Kienthal (1916), proprio in queste conferenze si delimiterà la “sinistra di Zimmerwald” che darà vita dopo la vittoria della Rivoluzione d'Ottobre alla Terza Internazionale.
La Rivoluzione d'Ottobre dimostrava che il proletariato poteva conquistare e conservare il potere ed avviare la costruzione del socialismo, questo evento storico di straordinaria importanza risvegliava nelle coscienze delle masse oppresse di tutto il mondo la possibilità di “fare come in Russia”. La rivoluzione si estendeva alla Germania dove si costituivano i Consigli degli operai e dei soldati, i soviet come in Russia. Ma l'estensione della rivoluzione in Europa veniva fermata, la rivoluzione tedesca del 1918-1919 veniva sconfitta, i suoi principali dirigenti, Rosa Luxemburg e Karl Liebneckt, vennero assassinati. Il Ministro socialdemocratico Noske scatena i “corpi franchi” e decapita il Partito comunista tedesco, costituito appena qualche settimana prima, a fine dicembre del 1918. Il tradimento della socialdemocrazia, partecipe del governo borghese di sinistra, e la debolezza del Partito comunista costituiscono i principali fattori della sconfitta. Non di meno il processo di fondazione di Partiti comunisti, in gran parte da scissioni dalla socialdemocrazia, porterà alla proclamazione nel 1919 della Terza Internazionale, le cui dichiarazioni programmatiche e le ventuno condizioni per l'adesione approvate al II congresso del 1920 evidenziavano il carattere rivoluzionario dell'Internazionale. C'è appena bisogno di ricordare che la lotta per l'internazionale rivoluzionaria ha inizio con la battaglia, condotta dai principali esponenti del marxismo rivoluzionario in seno alla Seconda Internazionale, contro le tendenze riformiste e centriste nei decenni precedenti.

Il quadro nazionale
Il quadro nazionale è segnato dal “biennio rosso”, il periodo che va dal 1919 al 1920. La guerra aveva portato ad un forte peggioramento delle condizioni di vita e di lavoro delle masse operaie e contadine, mentre i grandi gruppi industriali che avevano realizzato grossi profitti con la guerra indirizzavano i loro investimenti nella speculazione finanziaria e borsistica. Nel giugno del 1919 si svilupparono forti movimenti contro il carovita, durante gli scontri (La Spezia, Genova), alcuni lavoratori caddero sotto i colpi della repressione. La mobilitazione operaia si estende nelle principali città del centro e del settentrione, nel meridione le masse povere contadine e i braccianti agricoli occupano le terre. Il 20-21 luglio 1919 la Centrale internazionale sindacale proclama uno sciopero internazionale contro l'aggressione imperialista allo Stato operaio russo, la CGL sotto la pressione del proletariato che vuole fare come in Russia è costretta ad aderire, per due giorni l'Italia è paralizzata, ma manca un partito rivoluzionario. In questo clima sociale, il PSI cresce sia in termini di voti che di iscritti (87.000 all'inizio del 1919), la CGL ha una crescita esponenziale: 250 mila iscritti del 1918; 1 milione e 200 mila iscritti nel 1919; 2 milioni e 300 mila nel 1920. Tra il PSI e la CGL era stata stipulata il 29 settembre 1918 una convenzione che confermava la reciproca indipendenza ed autonomia, rispettivamente nelle questioni politiche ed economiche. Nelle campagne e tra i tessili la CIL, il sindacato cattolico, manteneva una forte influenza con oltre 1 milione e 800 mila iscritti. I metallurgici rappresentavano, allora come oggi, l'avanguardia della classe operaia, nel febbraio 1919 conquistarono le otto ore a parità di salario, nove mesi dopo a Torino, alla Fiat-centro, veniva costituito il Consiglio di fabbrica. Tra l'autunno del 1919 e la primavera del 1920 il movimento dei Consigli di fabbrica si estendeva a tutto il Paese. I Consigli di fabbrica, eletti da tutti i lavoratori per luogo di produzione, superavano le precedenti Commissioni interne, per questo erano oggetto di aspri attacchi da parte della burocrazia sindacale ed osteggiate anche da gran parte del gruppo dirigente del Partito socialista, la sinistra di Bordiga li critica e li sottovaluta, solo l'Ordine Nuovo di Gramsci, che rappresenta a Torino una delle frazioni del Partito socialista, li sosteneva con l'elaborazione teorica e l'intervento diretto.
Nella primavera del 1920, a Torino iniziava la controffensiva padronale. Di fronte al rifiuto da parte della Commissione interna delle Industrie Metallurgiche di spostare l'orologio sull'ora legale, eredità della guerra, tre membri della commissione vengono licenziati. Per tutta risposta gli operai entrano in sciopero, lo “sciopero delle lancette” proclamato dalla Fiom é sostenuto con forza dall'Ordine Nuovo. La CGL e il PSI isolano lo sciopero, l'Avanti rifiuta di pubblicare un appello della sezione torinese del PSI per l'estensione della lotta: lo sciopero fallisce. Gramsci parlerà di “scissione di aprile” che anticipa quanto succederà a settembre durante l'occupazione delle fabbriche. Seguono quattro mesi di scioperi e duri scontri (Ancona, Piombino, Milano). Gli industriali forti del successo riportato a Torino non hanno intenzione di trattare con la Fiom le richieste di aumenti salariali e regolamenti contrattuali, il 10-13 agosto interrompono le trattative e avviano la serrata. La Fiom risponde con l'indicazione dell'occupazione delle fabbriche in tutto il Paese, l'obiettivo è riaprire la trattativa. Gli stabilimenti di Torino e Genova sono sotto il controllo operaio in armi. La CGL in stretto collegamento con il governo Giolitti e i suoi prefetti si adopera per bloccare ogni sbocco rivoluzionario.
Il PSI evidenzia tutta l'inconcludenza del massimalismo, nessuna rivendicazione transitoria è lanciata, nessuna preparazione rivoluzionaria è prevista. Il biennio rosso si conclude con una significativa vittoria sindacale (aumenti salariali del 20% e una promessa, mai attuata, di disegno di legge sul controllo della produzione) e la liquidazione politica del movimento. Trotsky nel commentare quegli avvenimenti individuerà nella mancanza di “un partito che, poggiando sul proletariato rivoluzionario, ingaggiasse la lotta aperta con la borghesia (…)”, la causa di quella sconfitta. A questa conclusione perviene la sinistra del PSI che il 15 ottobre 1920 a Milano tiene una conferenza dei rappresentanti delle correnti comuniste che accettano senza condizioni le decisioni del II Congresso della Terza Internazionale e quindi l'espulsione dei riformisti di Turati. Il 28 e 29 novembre 1920 la Frazione comunista, costituitasi a Milano, tiene il suo convegno precongressuale ad Imola e si prepara alla scissione. Il gruppo più numeroso è quello che si raccoglie attorno al giornale Soviet di Napoli diretto da Amadeo Bordiga che propugna la pregiudiziale astensionista e non condivide la concezione ordinovista dei consigli di fabbrica, segue il gruppo torinese dell'Ordine Nuovo diretto da Antonio Gramsci e poi altri gruppi minori provenienti dal massimalismo. Degno di nota il sostegno alla mozione della maggioranza della Federazione Giovanile Socialista. Ad Imola si perviene ad una mediazione tra le diverse posizioni e la mozione è approvata all'unanimità. Dopo la scissione, a fine 1921 il PCd'I contava 42.956 iscritti, circa 15.000 in meno rispetto ai votanti la Mozione di Imola. Un partito radicato prevalentemente nelle regioni settentrionali, una discreta minoranza nella CGL e una composizione operaia e giovanile.
I rapporti di forza nel movimento operaio sono espressi dai voti riportati alle elezioni politiche del maggio 1921, il PSI ottiene oltre 1 milione e 569 mila voti, i comunisti ottengono circa 292 mila voti. Questi risultati evidenziano il lavoro da compiere per un maggiore radicamento del partito.
Il PCd'I nasce con una certa propensione per il settarismo, “ammalato di tutte le malattie infantili” lo descrive Trotsky, non solo verso il PSI anche dopo la rottura con la destra riformista, ma anche nei confronti degli Arditi del Popolo, un'organizzazione militare di fronte unico e di difesa contro le aggressioni fasciste che in quel periodo si moltiplicavano. La battaglia contro il settarismo, per la conquista della maggioranza della classe operaia, sarà condotta da Lenin e Trotsky al III congresso dell'Internazionale comunista del 1921.